Il 06/06 ad Arezzo si è svolto il Privacy Day Forum, organizzato da Federprivacy, ed è stato davvero un bel momento di confronto – concreto, acceso, e soprattutto utile – su tanti aspetti della protezione dei dati personali.
Ho avuto il piacere di partecipare al panel dal titolo: “Tracciamento online: sfumati gli scenari cookieless, cosa cambia per il digital advertising?”, insieme a tre colleghi preparati come Stefano Gazzella, Francesca Bassa e Giuseppe Serafini, che ringrazio per gli stimoli, le analisi e i tanti sorrisi condivisi.
Durante il mio intervento ho voluto porre l’attenzione su un punto che, secondo me, è fondamentale se vogliamo davvero costruire una comunicazione efficace e trasparente con le persone: non bastano le icone.
Sì, sono utili, colorate, magari anche simpatiche. Ma da sole non servono se dietro non c’è una vera applicazione dell’articolo 12 del GDPR, che richiede che tutte le informazioni sul trattamento dei dati personali siano “fornite all’interessato in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro”.
E allora mi chiedo: a chi facciamo i test sulle icone? Ai giuristi? Ai DPO? Ai consulenti privacy? Se sì, stiamo sbagliando tutto. I sondaggi e le prove dovrebbero essere fatti con gli utenti veri, quelli che usano i siti, le app, i servizi, ma non hanno nessuna competenza tecnica o giuridica sulla privacy. Perché sono loro il nostro pubblico. E se non capiscono, vuol dire che stiamo comunicando male. E stiamo pure violando la norma.
Insomma, dobbiamo smettere di parlare fra noi. Non possiamo continuare a scrivere informative come se stessimo redigendo un contratto tra avvocati. Il nostro obiettivo dovrebbe essere un altro: essere capiti. Altrimenti, tutto il resto – cookie, banner, trasparenza, consenso – perde senso.
Un grazie di cuore ancora a chi ha reso possibile questa occasione, a chi ha partecipato e ascoltato, e naturalmente ai miei compagni di panel, un bel promemoria: la privacy non è (solo) una questione di norme, ma di relazioni. E queste vanno coltivate con parole semplici, oneste e adatte alle persone a cui ci rivolgiamo.
